Giampaolo Morelli, in un lungo monologo a Le Iene, si è aperto sulla dislessia e sui problemi che ha comportato questo disturbo, durante la sua crescita.
Quante volte, sia da studenti che da genitori, ci si ritrova a sentire quella maledetta frase “è intelligente ma non si applica” e quante volte, non ci si riesce a capacitare di quale sia il problema. Fino a qualche tempo fa, disturbi come la dislessia o la discalculia, veniva quasi del tutto ignorati da molti insegnanti, che derubricavano tutto alla poca voglia che quel ragazzo, nonostante l’intelligenza, manifestasse.
Con gli anni, sempre più attenzione viene posta sull’argomento e tanti sono i racconti che aiutano a rendersi conto di come le cose stiano solo cambiando per il meglio. Uno dei racconti più sentiti, lo ha concesso ultimamente in TV, l’attore e sceneggiatore napoletano Giampaolo Morelli che sin da piccolo, ha dovuto lottare contro un sistema scolastico che non contemplava la dislessia.
Inizia con una provocazione il monologo di Giampaolo Morelli:”Avete presente la frase che i professori ripetevano sempre ai nostri genitori quando andavano a colloquio? «Signora, il ragazzo è intelligente, potrebbe fare di più ma non si applica» […] Ecco mia madre era una delle poche elette a cui dicevano «Signora, il ragazzo si applica pure, ma è completamente scemo». Al centro di tutto, la mancata diagnosi di dislessia.
Come Morelli stesso ricorda, negli anni ’80 tali diagnosi non erano certamente all’ordine del giorno. Ciò che ne derivava, era lo scontro di ragazzi e ragazze affetti da dislessia, con un sistema scolastico e lavorativo, che non sapeva adattarsi alle loro esigenze, finendo col subire discriminazioni, sia dai compagni che dagli insegnanti stessi. E si fa presto a chiamare “causa persa” un ragazzo del genere.
Morelli però, oltre a essere riuscito a superare quelle difficoltà, oggi ripensa al passato e, parlando della dislessia, dichiara:“Oggi, la dislessia è riconosciuta come un disturbo dell’apprendimento, ma a me piace vederla anche come un’attitudine differente” e continua “Pensare che il mio cervello, come quello di Leonardo Da Vinci, Walt Disney, Beethoven, Einstein e decine di migliaia di ragazzi in Italia, semplicemente funzioni in maniera diversa“.
Concetto su cui ha voluto calcare la mano, nelle battute conclusive del suo intervento, quando ha dichiarato:”Noi dislessici abbiamo un modo tutto nostro di imparare le cose che diventa un ostacolo solo quando ci si ostina a utilizzare metodi di insegnamento uguali per tutti anziché adattarsi alle caratteristiche di ogni studente valorizzandole”. Una critica abbastanza diretta al sistema scolastico dunque, quella di Morelli, che spera che venga superato il pregiudizio che alla dislessia associa differenze o debolezze:“io, invece, vedo sempre dei punti di forza su cui costruire”.
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