I falsi complimenti: come rispondere a tono a chi proprio non ce la fa

Ricevi mai dei complimenti che ti sembrano avere qualcosa che non va? Forse hai ragione, sono dei falsi complimenti!

Capita spesso di trovarsi di fronte a frasi che sembrano, a prima vista, dei complimenti, ma che lasciano una sensazione di disagio. Alcune persone potrebbero fare questi “falsi complimenti” senza nemmeno rendersene conto. Non sempre si tratta di cattiveria o malizia: a volte è semplicemente una mancanza di empatia o il frutto di un’educazione che non ha insegnato a relazionarsi in modo autentico con gli altri.

I falsi complimenti
Sei sicuro di saper fare i complimenti? (informazioni.it)

Alcune persone crescono con l’idea che fare complimenti, anche quando non sono del tutto sinceri, sia una forma di gentilezza. Altre volte, si pensa che alleggerire una critica con una frase positiva possa risultare meno offensivo. Il problema è che il ricevente percepisce subito l’ambiguità e, invece di sentirsi gratificato, si sente svalutato. Spesso, queste frasi vengono pronunciate con leggerezza, senza considerare l’impatto emotivo che possono avere su chi le ascolta.

Esempi classici di falsi complimenti e come difendersi

Vediamo ora alcuni esempi tipici di questi falsi complimenti e il motivo per cui possono risultare più offensivi che lusinghieri. Un esempio frequente è la frase “Stai bene quando ti prepari”. A prima vista, potrebbe sembrare un apprezzamento, ma in realtà il messaggio sottintende che senza la giusta preparazione la persona non appaia altrettanto bene. Implica che si sta bene solo con uno sforzo, una critica velata che rischia di minare la fiducia in se stessi. Una risposta a tono potrebbe essere: “Grazie, cerco di prendermi cura di me in ogni occasione!”

Esempi classici di falsi complimenti
Impara a rispondere a tono ai falsi complimenti (informazioni.it)

Un altro esempio classico è “Mi hai davvero stupito, non pensavo che ce l’avresti fatta”, che all’apparenza loda un risultato, ma al contempo esprime un dubbio preventivo sulle capacità dell’altro, trasformando un elogio in una stoccata che sminuisce. Qui si potrebbe dire: “Sono contento di averti sorpreso, ma io non ho mai avuto dubbi!”

Un’ulteriore frase ambigua è “Ammiro il tuo coraggio nel vestirti così”, dove, sotto la parvenza di un complimento per lo stile, si nasconde una critica implicita, suggerendo che l’abbigliamento scelto sia insolito o poco appropriato. In questo caso si potrebbe rispondere: “Grazie, io credo che la moda sia un’espressione personale, quindi mi piace sperimentare!”

Frasi come queste, anziché essere vere espressioni di apprezzamento, mettono in luce giudizi non richiesti o dubbi, trasformando un complimento in qualcosa di spiacevole e inappropriato.

Perché sono sbagliati e come rispondere

Questi tipi di commenti, chiamati “falsi complimenti”, sono particolarmente insidiosi perché nascondono una critica sotto le sembianze di un apprezzamento. In inglese si parla di backhanded compliments, ossia complimenti che, anziché essere sinceri, contengono una sorta di offesa mascherata. Si trovano in ogni cultura e spesso vengono pronunciati senza malizia, quasi per abitudine o superficialità. Chi li riceve, però, non li vive con leggerezza: sono frasi che possono suscitare fastidio, mettere a disagio e, in alcuni casi, offendere.

Quando ci troviamo di fronte a un falso complimento, l’importante è non prenderlo troppo sul personale. Le risposte migliori sono quelle che mantengono un tono ironico e distaccato, facendo capire che si è colta l’ambiguità senza, però, scatenare un conflitto. In altre parole, si risponde “a tono”, mantenendo la calma e, allo stesso tempo, smascherando l’insincerità. Un buon modo per farlo è ribaltare la situazione con gentilezza, rispondendo in modo da far emergere il lato assurdo del commento, senza cadere nella trappola della provocazione.

Se ti riconosci in chi spesso fa osservazioni di questo tipo, forse è il momento di riflettere sul perché. A volte, dietro a un falso complimento può esserci insicurezza personale, il desiderio di smorzare un elogio o, più semplicemente, una scarsa consapevolezza del modo in cui le parole possono essere percepite dagli altri.

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