Renato Zero all’età di 74 anni non si ferma: nuovo tour in programma. Intervistato al podcast Passa dal BSMT si apre sul rapporto col padre, sul bullismo, sull’adozione e sulla musica di oggi.
Renato Zero è sicuramente una delle icone della musica italiana, di ieri, di oggi e, considerando il suo fare avanguardista, anche di domani. Una voce unica, capace di trasmettere sempre la sensibilità e la fragilità dell’animo umano. Nonostante i 74 anni, Zero non è assolutamente intenzionato a fermarsi e, poco dopo l’annuncio del suo nuovo tour, rilascia una lunga intervista al podcast Passa dal BSMT condotto da Gianluca Gazzoli.
Tanti i temi toccati nell’intervista, che hanno aiutato a dare un’idea più chiara anche alle nuove generazioni, su chi sia e cosa abbia rappresentato Renato Zero per il panorama italiano, non solo musicale. Dal rapporto col padre al bullismo subito, passando per gli aneddoti in compagna di Mia “Mimì” Martini, fino alle idee sulle adozioni per poi concludere su considerazioni più leggere sulla musica degli ultimi Sanremo.
Renato Zero si confessa
Durante il podcast, il cantante ha raccontato della sua abitudine a cambiarsi d’abito, una volta uscito di casa, all’insaputa dei genitori. Una volta però, il padre se ne accorse e:”Cominciò a tirare fuori il boa con le piume, la tutina fucsia e tutto ciò che c’era dentro” finché, tirato fuori tutto, disse a Renato:“Tu da domani esci da casa così”. Un messaggio di accettazione, anche alla luce del bullismo subito.
Proprio di bullismo ha parlato, definendolo “una malattia di questa società” che fa perdere il bello della diversità nelle persone. Lui stesso, da ragazzo, subiva atti di bullismo:”Tornavo a casa con i lividi e cercavo di nasconderli a mio padre per evitare che si preoccupasse” dichiara il cantante, per poi continuare:“Certi elementi però mi hanno fornito quel coraggio e quella tranquillità di tornare indietro per chiedere loro se gli avevo fatto qualcosa di male”.
Un argomento su cui Renato Zero ha da sempre mostrato rimostranze, è quello della maternità surrogata. Ha esordito, dichiarando:”con tanti bambini che sono abbandonati nel mondo, adottare è molto meglio che affittare un utero e prendere una donna come se fosse una macchina”. Ha poi voluto lanciare un appello, parlando delle difficoltà burocratiche che l’adozione di un figlio porta con sé, lui che nel 2003 ha vissuto in prima persona tutta la trafila.
Ha infine concluso con delle considerazioni sul Festival di Sanremo, di cui lui è certamente un veterano estremamente apprezzato:“Negli ultimi anni ho seguito poco il Festival, perché non ci credo più”. Parlando di artisti odierni che apprezzo, fa il nome di Diodato e lo giustifica dicendo:”mi piace chi ha uno spessore musicale, che rappresenta una ricerca. Purtroppo oggi si somigliano un po’ tutti e questo non giova a nessuno”.