Guai per Netflix a causa della serie Baby Reindeer che era stata presentata come “tratta da una storia vera”. Un giudice ha stabilito che non è così e parte la causa per diffamazione.
Quando ci si approccia a una serie TV nuova, si ricerca sempre qualcosa che sia in grado di attirare subito l’attenzione dello spettatore, creando magari una forte aspettativa già dalle premesse narrative. E se c’è una formula che, come premessa riesce sempre a creare aspettative di un certo livello, è la frase “tratta da una storia vera”.
Questa funziona proprio perché, si assottiglia il divario tra ciò che accade oltre lo schermo e ciò che accade nella vita d’ogni giorno, quasi spaventando lo spettatore, innescando il pensiero del “potrebbe succedere nella vita d’ogni giorno”. Non sempre però, bisogna prendere per vero tutto ciò che vediamo. Questa la morale che si potrebbe trarre dalla vicenda dietro alla serie di successo “Baby Reindeer”.
Inizia la causa
Baby Reindeer è una delle serie Netflix di maggior successo degli ultimi anni, che ha attirato l’attenzione del pubblico per le sue tematiche estreme e per la rappresentazione di quella che è stata venduta, come una storia vera: una donna che diventa una stalker, ossessionata da un ragazzo. Una premessa semplice, seppur inquietante, che porterà poi allo sviluppo di vicende altamente disturbanti.
Nonostante la serie sia stata un successo, sia di audience che di premi, non tutti ne sono stati felici. A protestare è stata Fiona Harvey, la presunta stalker che ha ispirato il personaggio di Martha (Jessica Gunning) nella serie, che ha da subito denunciato il fatto che la serie non ripercorresse realmente i fatti e che questi fossero stati manipolati dal creatore della serie, il comico inglese Richard Gadd, che altri non è che il vero ragazzo che avrebbe subito lo stalking da Fiona.
Seconda Fiona dunque, si trattava di una ricostruzione atta a farla passare per ciò che non è. E se finora, tutte le Corti inglesi a cui si era rivolta, non le avevano dato ragione, dalla California arriva una risposta diversa. Un giudice distrettuale della California, ha infatti dato ragione alla Harvey, che aveva fatto causa a Netflix per diffamazione, dato che, lei di fatto non è mai stata condannata per stalking, come invece viene lasciato intendere nella serie.
Il giudice ha infatti precisato che, nonostante dagli atti emergano somiglianze tra Fiona e il personaggio di Martha, tante delle cose raccontate nella serie non sono mai avvenute: la Harvey non ha mai passato cinque anni in carcere per stalking, non ha mai aggredito sessualmente Gadd, non lo ha aggredito fisicamente in un pub, e non lo ha mai atteso davanti casa sua per 16 ore. Secondo Gadd, la definizione “Questa è una storia vera”, sarebbe stata una scelta di Netflix, dato che lui ha sempre chiarito trattarsi di una vicenda romanzata.