Stando a quanto afferma il Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), la scarlattina e lo streptococco starebbero tornando a diffondersi in modo preoccupante.
L’allarme è arrivato negli scorsi giorni, unitamente a quello elaborato dall’OMS per l’Europa, che ha segnalato un incremento significativo dei casi dopo un lungo periodo di ridotta incidenza delle infezioni da streptococco do gruppo A che era stato osservato durante la pandemia da Covid-19.
Terminata la fase più drammatica della pandemia, però, le infezioni hanno iniziato a riprendere la loro corsa, crescendo su ritmi sostenuti già a partire dalla fine del 2022, e accelerando ulteriormente nel corso del 2023.
Scarlattina o streptococco?
In questa sede può essere utile ricordare come parlare di scarlattina o di streptococco significhi, in fondo, parlare della stessa cosa: la scarlattina non è infatti altro che una malattia infettiva acuta, contagiosa, che è determinata da un’infezione di batteri streptococchi beta-emolitici di gruppo A.
Ciò premesso, l’ECDC ha citato come caso piuttosto emblematico quello dell’Irlanda, dove sono stati notificati ben 101 casi tra l’inizio di gennaio e il 4 marzo, rispetto ai sette casi registrati invece nello stesso periodo del 2022.
L’allarme riguarda anche l’Italia?
In via (per ora) cautelativa, il ministero della Salute italiano ha emanato una circolare a firma del direttore generale della prevenzione Gianni Rezza, sottolineando come si stia registrando un aumento dei casi scarlattina da gennaio 2023, soprattutto nei giovani di età inferiore a 15 anni.
Per fortuna, si legge ancora nel documento, l’aumento osservato dei casi di scarlattina non coincide con l’incremento delle infezioni invasive, sebbene questo rischio non possa essere sottovalutato.
A parlarne è ancora il documento ministeriale, secondo cui l’aumento fin qui osservato può riflettere un inizio anticipato della stagione delle infezioni da malattie invasive da streptococco di gruppo A, insieme a un aumento della circolazione dei virus respiratori e possibili co-infezioni virali che possono aumentare il rischio effettivo di malattie invasive.
Non solo. A proposito di buone notizie, sempre secondo le elaborazioni compiute da ECDC e OMS, emerge come l’aumento dei casi di infezione non sia legato a un ceppo specifico o nuovo o a un aumento della resistenza agli antibiotici.
Come abbassare i rischi
Per gli esperti, un buon modo per contenere il rischio di infezioni è sempre quello di garantire una buona igiene delle mani e ridurre i possibili comportamenti promiscui, come ad esempio condividere utenti e oggetti personali.
Scuole e altre strutture educative dovrebbero invece seguire le indicazioni per la pulizia e la disinfezione degli oggetti e delle superfici toccate più di frequente.