Uno dei temi caldi degli ultimi mesi è stato l’avvento di ChatGPT, il sistema con cui OpenAI sta mostrando quanto possa essere potente e versatile l’intelligenza artificiale o, per dirla in termini più concreti, i modelli di previsione linguistica autoregressivi che usano i deep learning per produrre testi simili a quelli umani.
Ma che atteggiamento porre in essere dinanzi a questo chatbot che – pare – rivoluzionario? Bisogna sfruttarne tutti i possibili risvolti o bisogna avere paura di quello che potrebbe essere uno strumento in grado di sostituire il lavoro umano?
Proviamo a valutarne alcuni dei principali aspetti, più o meno rassicuranti, sul futuro immediato che ci aspetta.
ChatGPT, un aiuto non ancora fondamentale
Diciamo subito che il presente è ancora rassicurante per l’essere umano. Per quanto intrigante e rivoluzionario sia l’avvento di ChatGPT, non è ancora in grado di sostituire gli autori in carne ed ossa.
ChatGPT, infatti, non fa altro che rielaborare le informazioni di un proprio database e, essendo tutt’altro che perfetto, spesso lo fa sbagliando i dati che rielabora e ripropone. Dunque, almeno per ora, ChatGPT può essere utilizzato come valido spunto e come partner di redazione, ma non certo come strumento che possa sostituire in toto il lavoro umano. Ma in futuro?
Tante idee da esaminare
In futuro è molto probabile che l’intelligenza di ChatGPT si faccia sempre più raffinata e che dunque i suoi lavori siano sempre più efficaci. Attenzione, però: difficilmente anche in futuro il chatbot di Open AI potrà fare meglio della sensibilità e del grado di elaborazione degli autori umani. Molto più probabile, invece, che ChatGPT possa essere usato come un valido strumento per creare idee, ottenere nuovi spunti e, soprattutto, far fare all’algoritmo quei compiti ripetitivi come la predisposizione di un codici, compilazioni di file, e così via.
Può ChatGPT migliorare il nostro lavoro?
Ma può ChatGPT non diventare uno strumento in grado di nuocere al nostro lavoro o sostituire quello umano, bensì migliorarlo e fornire nuovi valori aggiunti alle nostre fatiche? Probabilmente, si, ed è proprio questo l’approccio che riteniamo più corretto: interpretare il chatbot di Open AI non come un nemico, ma come un alleato che possa permetterci di imparare qualcosa di nuovo o fare meglio quello che già facciamo.
Per il momento, però, meglio prendere per mano questa rivoluzione AI: ChatGPT è tutt’altro che preciso e, come tale, i suoi contenuti necessitano di essere letti e riletti, corretti e revisionati. Al netto di ciò, il chatbot è già oggi un valido supporto per la creazione di nuovi contenuti. Voi che ne pensate?