Per una donna su quattro in Italia le mestruazioni sono invalidanti. La dismenorrea (ovvero il dolore periodico associato al ciclo mestruale) è infatti un sintomo estremamente comune tra le donne fertili, specie per quelle più giovani, e colpisce dal 15 al 60% della popolazione femminile.
L’intensità del dolore, può raggiungere dei picchi talmente elevati, da impedire lo svolgimento delle normali attività quotidiane, richiedendo necessariamente l’intervento farmacologico o addirittura di un medico.
A tal proposito, l’Istituto di Ricerca Sociale e di Marketing AstraRicerche a settembre 2019, ha condotto una ricerca coinvolgendo 1633 residenti in Italia, uomini e donne, di età compresa tra i 15 e i 65 anni.
Tra i vari temi trattati all’interno dello studio, si erano focalizzati anche sull’esperienza personale, e dunque su come veniva affrontato dalle varie donne questo appuntamento fisso mensile nei diversi contesti di vita (partner, scuola, lavoro, sport, tempo libero, ecc.), e quanto di fatto inficia la presenza di dolori e problematicità ad esso correlate, in questi ultimi.
Ne è venuto fuori di fatto che per il 13,5% delle intervistate il ciclo è molto doloroso e che per il 40,6% abbastanza doloroso.
Numeri piuttosto eloquenti, dai quali sarebbe bene partire attraverso piccoli passi al fine di apportare un cambiamento di approccio nei confronti di quello che, ancora oggi, è percepito ancora troppo come un tabù che limita il benessere e la libertà delle donne.
Il primo a muoversi in tal senso in Italia è stato un liceo di Ravenna
Da quest’anno infatti, le studentesse del liceo artistico Nervi Severini di Ravenna, avranno diritto a due giorni al mese di congedo mestruale. Più nello specifico, chi soffre di dismenorrea, dietro la presentazione ad inizio anno di un certificato medico, avrà diritto a due giorni di assenza che, non andranno in alcun modo ad incidere sul calcolo delle ore e sui vincoli di frequenza scolastica obbligatoria definite dalla legge italiana.
Le studentesse rappresentanti dell’Istituto in questione, hanno portato avanti e vinto questa battaglia, attraverso un meticoloso studio delle normative in vigore in Europa e non solo (dimostrando come il congedo era già disciplinato in altri Paesi, quali appunto la Spagna e la Svizzera), e proponendo in un secondo momento, un questionario anonimo sulla questione, che ha spinto ben 16 ragazze a testimoniare la loro esperienza e le loro difficoltà nei giorni del ciclo mestruale in classe.
Così è nata la delibera: “Un passo verso una scuola inclusiva. Ma non basta”
Il preside, che sin da un primo momento si è dimostrato molto attento ai bisogni degli studenti e ai loro diritti, ha accolto l’iniziativa con molta disponibilità, manifestando l’importanza dell’inclusione attraverso l’ascolto degli studenti stessi, affinché questi ultimi sviluppino capacità risolutive dinanzi ai problemi, attraverso le competenze di cittadinanza e gli strumenti della democrazia proprio all’interno degli organi collegiali.