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Case troppo vecchie e poco green. Entro il 2030 bisognerà adeguarsi. Ecco come

L’Italia è uno dei Paesi in cui il patrimonio edilizio è più datato. 6 immobili su 10 sono obsoleti. Secondo l’ANCE (Associazione nazionale dei costruttori edili), il 74,1% degli immobili è stato realizzato prima che entrasse in vigore la normativa completa sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica. Ma arriva una stringente direttiva UE a porre rimedio.

Sono infatti in programma drastici miglioramenti nei prossimi anni per quanto riguarda la classe energetica degli edifici all’interno di tutta Europa. Un nuovo documento il 9 febbraio 2023 inizierà l’iter al Parlamento europeo, e prevede che entro il 2030 cambierà tutto.

Su 12,2 milioni di edifici, oltre 9 milioni fuorilegge

Più nello specifico, la suddetta direttiva prevede che entro sette anni, tutti gli edifici attualmente catalogati in classe F ed addirittura in classe G, vengano obbligatoriamente ristrutturati ed elevati almeno in classe E.

Questo sarà solo il primo passo. Entro il 2050 tutti gli edifici saranno portati ad emissione zero.

Entro il 2030 è prevista la ristrutturazione di 9 milioni di edifici.

Un’operazione complessa che, senza dubbio, richiederà diverso tempo, pertanto sarà difficile riuscire a farla rientrare nelle brevi tempistiche previste.

Il primo obiettivo, consisterebbe dunque in una ristrutturazione su un totale di 9 milioni di edifici nel giro di appunto soli sette anni. Un intervento su tutti quegli edifici che non rientrano nelle performance energetiche indicate dalla direttiva.

La classificazione delle classi energetiche, consiste in una suddivisione di 10 livelli, ed ognuno di essi è definito da un intervallo di consumo misurato in kWh/m2 all’anno (dunque attraverso la moltiplicazione dei metri quadrati della casa per l’indice che, a livello europeo viene indicato con la sigla EPgl).

Si va dalla G (ovvero il livello più basso), fino ad arrivare alla A4 (ovvero il livello migliore).

Ma nulla è ancora definitivo. Si attende l’approvazione del Parlamento europeo

Qualora superasse questa barriera, le disposizioni previste dalla direttiva dovranno essere recepite dai singoli Stati membri, che si occuperanno di intraprendere di fatto anche tutte le regolamentazioni edilizie.

Una direttiva che ha suscitato non poche polemiche

Pare che gli eurodeputati infatti, si siano già espressi a riguardo, depositando altri 1.279 emendamenti al fine di mettere in luce quanto e come l’ impianto proposto, non tenga in alcun modo in considerazione il nuovo quadro economico susseguente all’invasione russa dell’Ucraina. Pertanto, al momento, le modifiche totali proposte sono ben 1.568.

Angelica Di Carlantonio

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