Non sono proprio identici, e non sono proprio vicini. Tuttavia, la scoperta in pubblicazione su Astrophysical Journal Letters non può che render lieti tutti gli appassionati di astronomia e di scienza.
Un team internazionale di scienziati a cui ha contribuito anche la squadra italiana dell’Osservatorio di Campo Catino, vicino Frosinone, ha infatti scoperto un sosia della Terra intorno alla stella TOI 700, dove esiste un sistema planetario composto da almeno 4 pianeti di cui, appunto, almeno uno molto simile al nostro come caratteristiche.
Ma siamo sicuri che il sosia sia potenzialmente abitabile?
Naturalmente, prima di lanciarsi in considerazioni troppo ottimistiche, giova rispolverare un po’ di sana prudenza.
Ciò che infatti è stato reso possibile grazie al telescopio spaziale Tess è la ragionevole certezza che il pianeta abbia dimensioni simili al nostro e che si trovi in una zona potenzialmente abitabile, ovvero a una distanza dalla sua stella che gli permetterebbe di avere acqua liquida in superficie.
Grande circa il 95% della Terra, il pianeta si appresta a diventare parte integrante della decina di pianeti che sono simili al nostro e che sono stati frutto di scoperte degli ultimi anni.
Tuttavia, TOI 700 sembra avere qualcosa in più…
Quel che rende molto interessante TOI 700 rispetto agli altri pianeti sosia che negli anni sono stati scoperti è il fatto che è il secondo sosia della Terra scoperto intorno alla stessa stella, una nana bianca che è lontana 100 anni luce. Non proprio una distanza che è immaginabile ricoprire, ma pur sempre inferiore ad altri punti di riferimento oggetto di recente osservazione.
Insomma, quello che sta emergendo non è solamente un pianeta che potrebbe ospitare la vita, ma un pianeta che fa parte di un sistema potenzialmente abitabile, relativamente vicino alla Terra.
Naturalmente, a questo punto il nuovo pianeta sarà oggetto di più dettagliate osservazioni con il telescopio spaziale James Webb, che permetterà di determinarne la composizione e di verificare l’eventuale presenza di atmosfera, altro elemento fondamentale per garantire gli elementi di vivibilità sulla sua superficie.
Per il momento, non possiamo non sottolineare come la scoperta abbia anche una firma italiana. Annunciata in occasione dell’incontro dell’American Astronomical Society a Seattle dalla responsabile dello studio, Emily Gilbert del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, è stata possibile grazie anche al lavoro degli italiani Giovanni Isopi, Franco Mallia e Aldo Zapparata, che hanno verificato l’assenza di falsi positivi nei dati.
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