Le malattie cardiovascolari costituiscono una vera e propria piaga per l’umanità, soprattutto a causa delle numerose e catastrofiche conseguenze a cui queste ultime conducono; non a caso, costituiscono la prima causa di ricovero ospedaliero e la prima causa di morte al mondo.
Tra i più importanti fattori di rischio cardiovascolare, vi sono sicuramente degli alti livelli di colesterolo LDL.
Talvolta, data la natura proteica, grande quantità di LDL è di certo dovuta a fattori genetici.
Tuttavia, non è raro che vi siano casi in cui il colesterolo cattivo derivi da uno stile di vita non particolarmente sano.
Dunque, pur essendo annoverata tra le malattie croniche degenerative più dannose, è vero anche che dal momento in cui si è a conoscenza delle presunte cause della patologia stessa, è possibile prestare maggiore attenzione ed avere di conseguenza maggiore prevenzione riducendo di fatto le probabilità di incorrere in una malattia cardiovascolare.
Obesità, ipertensione, fumo di sigaretta, inattività fisica, sarebbero certamente da evitare e contrastare. Tuttavia questo non è sufficiente; insieme ad essi, bisognerebbe tenere sotto un rigido e costante controllo anche tutti i valori del colesterolo LDL, e quelli corrispondenti ad altri fattori predisponenti, quali ad esempio il diabete mellito o l’ipertrigliceridiemia.
Sarebbe necessario che tutti gli uomini -almeno dopo ai 40 anni- e tutte le donne -dopo la menopausa- effettuassero quantomeno una valutazione del rischio cardiovascolare -anche in assenza di malattie pregresse- attraverso l’applicazione di un algoritmo che, in via approssimativa, rileva le probabilità di rischio nei 10 anni successivi alla misurazione. In base ai risultati, si definirà una terapia personalizzata di prevenzione.
Ogni obiettivo clinico sarà pertanto estremamente diversificato e specifico; ma in linea generale, il rischio cardiovascolare si diversifica in base al sesso, e dunque varia per le donne e per gli uomini.
Se nel periodo precedente alla menopausa le donne sono in un certo senso tutelate sotto il punto di vista cardiovascolare dall’azione degli ormoni, una volta raggiunta questa soglia le donne diventano soggetti estremamente a rischio, ed anche la mortalità in queste ultime diventa superiore a quella negli uomini.
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