Diventare immortali? È il sogno di tutti ma, probabilmente, è destinato a rimanere un’utopia.
Tuttavia, uno scienziato di nome Thomas Stoeger, proveniente dalla Northwester Univeristy dell’Illinois, afferma di aver scoperto qualcosa di sensazionale e di esser riuscito a rallentare il processo dell’invecchiamento o, addirittura, invertirlo.
Ma come è possibile? Quante probabilità ci sono che lo studio di Stoeger possa trovare applicazioni concrete tali da renderci tutti un po’ più longevi?
Secondo lo scienziato il segreto è legato ai geni: più corti sono e più sono associati a una durata della vita più breve, mentre più lunghi sono e più sono connessi a una migliore salute e longevità. Dunque, per vivere di più non bisognerebbe far altro che “allungare” i geni. Ma si può?
Stoeger sembra essere convinto di si. Per lo scienziato, infatti, la lunghezza di un gene si basa sul numero di nucleotidi presenti al suo interno. Ogni stringa di nucleotidi a sua volta si traduce in un amminoacido, contribuendo così a formare una proteina.
Dunque, un gene più lungo produce una proteina grande, un gene corto produce una proteina piccola. Considerato che una cellula necessità un numero equilibrato di proteine piccole e grandi per poter raggiungere l’omeostasi, e che si verificano problemi quando questo equilibrio non si realizza, ne deriva che si può lavorare su questo fronte per allungare un po’ la propria vita.
Gli autori dello studio hanno proposto qualche esempio per spiegare il funzionamento di questa sensazionale di ricerca.
Per esempio, ricordano come la febbre possa verificarsi per molte ragioni, come un’infezione, che richiede antibiotici per essere curata, o causata da un appendicite, che richiede un intervento chirurgico. Ebbene, per certi versi in questo caso è la stessa cosa: il problema è da ricercarsi nello squilibrio dell’attività genica, tanto che se si può intervenire nel correggere questo equilibrio, allora è possibile affrontare le conseguenze direttamente a valle.
Ancora, per gli studiosi solamente un piccolo sottoinsieme di geni contribuisce all’invecchiamento, che è contraddistinto da mutamenti a livello di sistema. controllare tale sistema potrebbe pertanto divenire la chiave del successo in questo campo, con ciò che potrebbe derivarne per le speranze di longevità e di salute degli esseri umani.
Ora, ciò premesso, non possiamo non condividere un po’ di prudenza circa questa scoperta. Gli stessi studiosi hanno infatti anticipato che occorreranno ulteriori studi per poter accertare le conclusioni cui sono giunti in questa ricerca preliminare. In ogni caso, è ben difficile che si possa arrivare a individuare un trattamento utile per intervenire sulla genetica e renderci così un po’ più longevi di quanto dovremmo essere…
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