Negli ultimi giorni una notizia ha sconvolto il mondo: un virus è stato resuscitato dopo 50.000 anni, rischio concreto di pandemia.
La pandemia da Covid-19 ha quasi distrutto il nostro mondo come lo conosciamo, cambiando vita e abitudini di miliardi di persone in tutta la Terra e ancora oggi, dopo quasi 3 anni dal primo allarme in Italia, ci terrorizza e spinge i massimi esperti virologi a prestare molta attenzione specialmente nei luoghi pubblici. Intanto la comunità scientifica ha rivelato una nuova potenziale minaccia proveniente dalla Russia che potrebbe diventare il nuovo incubo mondiale.
Questa volta però si tratta di una scoperta sensazionale dato che il nuovo virus non si è formato di recente, ma addirittura risale a circa 50.000 anni fa, nell’epoca delle ere glaciali quando ancora la Terra era abitata da creature come i mammut. Si tratta a tutti gli effetti di un “virus zombie”, non stiamo parlando di un videogioco o di un film di fantascienza, ma della vita vera ed è già partito l’allarme per un rischio concreto di infezione e probabile nuova pandemia.
Per adesso il virus, denominato Pandoravirus yedoma, è tenuto chiuso in laboratorio e gli scienziati hanno già effettuato i primi test per capire se è ancora in grado di infettare gli organismi. A quanto emerso dalle ricerche, pare che il virus scoperto in Siberia sia riuscito a infettare delle amebe e per questo motivo i ricercatori hanno dichiarato che potrebbe esserci il rischio concreto di infezioni anche per altre forme di vita, compresi gli esseri umani.
Il virus, così come altri agenti virali dello stesso ceppo, sono stati ritrovati in Siberia, ma come hanno fatto a tenersi intatti per tutti questi anni ed essere ancora in grado di infettare? Secondo quanto riportato dai ricercatori e scienziati, questi virus erano congelati sotto uno strato di terreno ghiacciato chiamato permafrost, tipico di quelle zone, che si è sciolto a causa del riscaldamento globale liberando questi virus e permettendo agli scienziati di “resuscitarli” e di studiarli attentamente in laboratorio.
Per adesso è solo un avviso da parte della comunità scientifica per comunicare l’importante scoperta, ma in ogni caso la situazione potrebbe degenerare e si fa sempre più concreto il rischio di una nuova infezione globale per i virus zombie: cosa succederà in futuro?
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