Al giorno d’oggi, la medicina punta tanto ad ottimizzare l’uso del sangue nelle emotrasfusioni nel corso degli interventi chirurgici, proprio per il fatto che si tratta di una risorsa estremamente limitata e costosa.
A tal proposito, l’approccio su tale fronte di coloro che appartengono al movimento religioso dei Testimoni di Geova, potrebbe apparire ottimale.
Infatti, questi ultimi, attenendosi ad una serie di passi riportati nella Bibbia in cui si dichiara esplicitamente l’astensione al sangue, si rifiutano di sottoporsi alle emotrasfusioni in quanto, secondo la loro dottrina, accettare del sangue per salvare la vita, corrisponde ad una negazione della fede, e dunque ad una conseguente disapprovazione divina.
In tal senso, un’infrazione comporterebbe una vera e propria espulsione dalla congregazione stessa, ed un allontanamento dai propri familiari (se anch’essi appartenenti al movimento religioso), con i quali dovrebbe chiudere ogni tipo di rapporto personale e religioso.
Tuttavia, questo tipo di rifiuto, dal punto di vista medico, non è stato affatto condannato.
Il divieto religioso che fa strada ad un buon uso del sangue per tutti i pazienti
Pare infatti che questa esperienza, sia stata valutata da diversi medici come totalmente positiva sia a livello umano, che a livello clinico.
Tant’è che, anche grazie alla collaborazione con gli stessi Testimoni di Geova, siano stati avviati già da diversi anni dei veri e propri Comitati sul buon uso del sangue a beneficio di tutti i pazienti, proprio al fine di trasmettere e divulgare l’importanza dell’ottimizzazione sia del sangue stesso che degli emoderivati (dunque plasma ed albumina).
Infatti, a prescindere da una motivazione connessa alla religione, è stato scientificamente dimostrato come la trasfusione in sé, potrebbe apportare effetti dannosi per l’organismo, sia da un punto di vista infiammatorio ed infettivo, sia da un punto di vista di immunosoppressione.
È ben chiaro che, una medicina senza sangue in assoluto sia impensabile e che la medicina deve sempre essere fatta in sicurezza.
Pertanto, è sempre necessaria una meticolosa valutazione preoperatoria del paziente, perché vi sono comunque casi delicati in cui la probabilità ed il rischio di ricorrere alla trasfusione è alto, ed in queste occasioni il personale sanitario è costretto a far fronte ad alcuni principi fondamentali che guidano la professione.
Senza dubbio, la Legge sul Consenso Informato ha favorito e tutelato il rapporto medico-paziente (in quanto quest’ultima serve proprio ai fini di una precisa documentazione della corretta comunicazione al paziente circa la procedura che si sta per mettere in atto e di tutti i rischi e benefici che ne seguiranno).
Tuttavia, qualora ad esempio si presentasse un’urgenza, ed il paziente si presentasse in un vero e proprio “stato di necessità”, a causa della presenza di un pericolo reale di vita, l’intervento terapeutico del personale sanitario diviene obbligato, seppur in assenza del consenso.