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Lifestyle

La menzogna delle taglie nel fast fashion. Non esistono vie di mezzo.

Nella comunicazione dei brand purtroppo, specie in quelli di fast fashion (e dunque accessibili alla stragrande maggioranza delle persone) vi è la tendenza ad ignorare del tutto la tipologia di corpo in cui ricade la più ampia fetta della popolazione femminile, ovvero la “taglia media”. 

Una questione sulla quale tanti influencer e non solo, stanno cercando di sottoporre ad attenzione. Anche perché per molti utenti, è ormai sana abitudine, prima di effettuare qualunque tipo di acquisto, farsi un’idea e cercare una recensione “più vicina” e dunque presumibilmente affidabile, sul mondo dei social.

Ci si affida al Web nell’orientamento alle scelte d’acquisto.

Questo accade soprattutto per quanto concerne il mondo della moda più accessibile, laddove prima di selezionare una specifica taglia o un capo piuttosto che un altro, vi è un’innaturale tentativo di paragone in primo luogo con modelle e modelli sul sito, e poi con post, reels e quant’altro di allettanti unboxing, che mostrano come il presunto vestito tanto bramato cada a pennello su un corpo perfettamente tonico ed asciutto, invogliandoti maggiormente ad acquistare.

Tuttavia, il try on nella realtà, in moltissimi casi non corrisponde all’illusione di partenza, e questo genera un’inevitabile delusione delle aspettative riflessa sull’immagine che si ha del proprio corpo.

Per quanto infatti possa essere errato e limitante associare la propria taglia alla percezione che si ha del proprio fisico, all’interno di una società in cui lo stigma sulla base di numeri è ancora eccessivamente presente, chiunque ha il diritto di associarsi e sentirsi bene in specifiche taglie (e meno bene in altre).

Questo fa scattare inevitabilmente una dinamica mentale per la quale, il non rientrare in una data taglia, ci fa sentire più grasse e dunque sbagliate o, allo stesso modo, più magre, ma ugualmente sbagliate, ed associare a noi la mortificante colpa dell’assenza di capi giusti per il proprio corpo.

Ma niente paura. La colpa non è nostra.

Basta bugie. La colpa è dei brand.

Questo accade perché, la vestibilità dei brand (oltre che le collezioni, i prezzi, i tessuti utilizzati, i colori, ecc.), tendenzialmente ha uno specifico target di riferimento.

Esiste infatti un cartamodello disegnato dal modellista, che costituisce la forma basica dei vari pezzi che poi verranno cuciti insieme.

Per farlo, si tiene in considerazione un presunto “cliente ideale”, non costituito dalla media di tutte le taglie reali delle persone a cui vuole vendere, ma meramente ad una data idea che si possiede del proprio target. 

A tal proposito, se il fine è quello di vendere prettamente ad adolescenti e giovani donne, si tende a stereotipare queste ultime ad un fisico asciutto con poche forme e fianchi dritti, per poi aggiungere o togliere ad esso centimetri nella creazione delle altre taglie, senza tuttavia discostare troppo dal modello di base.

Angelica Di Carlantonio

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