Un vertiginoso aumento dei prezzi dell’energia, delle materie prime e l’incremento dell’inflazione, ha inevitabilmente condotto ad un rincaro del costo della spesa mensile degli italiani. Pertanto, i consumatori, tendono sempre di più ad una ricerca esasperata di offerte vantaggiose, e di conseguenza anche di punti vendita più economici e convenienti.
Il tutto chiaramente, sempre relativamente alla qualità e all’ampiezza della gamma di prodotti disponibili.
In un tal contesto, la scelta del luogo in cui risparmiare sugli acquisti quotidiani, si rivela essenziale per la sopravvivenza di numerose famiglie.
A tal proposito, tenendo in considerazione questi fattori, la spesa al discount risulta essere un’ottima idea, per un risparmio di denaro ed una riduzione dello spreco dei prodotti.
Le varie catene di discount, sono quotidianamente a caccia di offerte in apparenza più appetibili per conquistare i propri consumatori.
Dunque, in un universo estremamente competitivo, il principale strumento della strategia di un discount diviene, un apparente abbassamento dei prezzi all’occhio dell’acquirente.
Ma se il consumatore da una parte viene “accecato” dall’appetibilità del “basso prezzo”, è vero anche che il grado di soddisfazione di quest’ultimo, è legato soprattutto alla qualità e alla varietà dei prodotti a marchio trattati.
Se tendenzialmente infatti lo slogan che accompagna la strategia generale del discount, è quello del “miglior prodotto, al miglior prezzo possibile”, non è tuttavia detto che esso funzioni sempre, ed è pertanto bene prestare massima attenzione alle cosiddette promozioni, talvolta ingannevoli, “acchiappa-cliente”.
Non è tutto oro quel che luccica: quando il discount conviene e quando no
Di conseguenza, i clienti più sensibili rispetto a queste tematiche e non solo, dovrebbero essere ben consapevoli del fatto che, alla base di una notevole convenienza economica, potrebbe potenzialmente esserci una gestione della filiera dell’approvvigionamento, tutt’altro che etica e responsabile. Infatti quest’ultima, con estrema difficoltà, può essere correlata ad una garanzia di risparmio.
Certamente, dato quest’occhio di riguardo prestato dai consumatori rispetto a questioni di tale tipologia, molti discount si stanno muovendo in questa direzione, ma il lavoro da svolgere è ancora molto.
Inoltre, secondo quanto riportato dai dati raccolti da Altroconsumo, ovvero l’associazione per la tutela e la difesa dei consumatori più diffusa in Italia, si evince che i primi a risentire degli effetti dell’inflazione, e di conseguenza i primi a registrare maggiori incrementi di prezzo al dettaglio, siano stati proprio i discount (con un aumento, da maggio 2021, a marzo 2022, del 5,2%).
Quindi, capiamo bene che, rifornirsi quotidianamente presso questi ultimi, non è nella realtà dei fatti così vantaggioso come si potrebbe ritenere.
Indubbiamente, vi sono diversi prodotti per cui, l’effettiva differenza nella qualità tra gli articoli del discount e quelli di un supermercato, è realmente impercettibile.
È questo ad esempio il caso, dello cosiddetto junk food (cibo spazzatura), ovvero una categoria di alimenti, tipicamente industriali, caratterizzati principalmente da un elevato apporto calorico, ed un ridotto valore nutrizionale, che interagiscono negativamente sul nostro corpo.
Proprio essendo gli acquirenti consapevoli del fatto che non fanno bene alla salute, questi cibi non andrebbero infatti acquistati a prescindere dal discount o dal supermercato, ma tendenzialmente la tentazione delle innumerevoli proposte, supera la razionalità.