Non tutti i venti sono uguali: c’è chi è più mite e favorevole, c’è chi è più tempestoso e pericoloso. Ma qual è quello più temibile?
In molte parti d’Europa, e d’Italia, non ci sono dubbi: è lo scirocco, vento che può raggiungere raffiche anche superiori ai 150 km/h e che può costituire un pericolo profondissimo per navigatori e abitanti delle coste.
Si tenga conto, per esempio, quanto può avvenire nello Stretto di Messina. Qui si sa molto bene che lo scirocco tende ad essere il vento più violento, considerato che sono proprio le correnti meridionali che risalgono dalla Libia a incanalarsi rapidamente nello Stretto, rafforzandosi sensibilmente nella loro risalita.
Una volta canalizzato nello Stretto, lo scirocco può accelerare creando il c.d. effetto Venturi, che intensifica il flusso eolico spingendo le correnti anche ben oltre i 100 km/h.
Scirocco in vista? Meglio rinviare le decisioni…
Non è solo lo Stretto, peraltro, l’unico territorio europeo che sa molto bene quanto possa essere pericoloso lo scirocco.
Un esempio? Nell’attuale Croazia, ex Jugoslavia, lo scirocco è chiamato jugo (sud): un vento talmente temuto che durante il medioevo, a Ragusa (Dubrovnik) fu decretato il divieto di assumere decisioni importanti proprio quando soffiava lui. Durante le sciroccate, inoltre, anche le punizioni che venivano inflitte ai reati erano più lievi. Ma perché?
Fino a qualche secolo fa vi era la credenza che lo jugo fosse responsabile di stati di depressione, malumore, scontrosità, mal di testa e altri acciacchi, probabilmente a causa del notevole calo di pressione che lo accompagna. Proprio per questo motivo lo jugo fungeva come una sorta di “attenuante”: chi commetteva un crimine in quel periodo lo aveva forse fatto perché… influenzato negativamente dal vento.
Ancora oggi, peraltro, il termine jugo nel linguaggio colloquiale dalmata è usato come sinonimo di sgradevole. In fondo, anche da noi dare a una persona della “sciroccata” non è certo un complimento!